Helicobacter pilory: sintomi, diagnosi e cura
L’Helicobacter pylori (H. pylori) è un batterio gram-negativo, lungo 2,5-5 μm, ha un elettivo tropismo per l’epitelio di tipo gastrico. Descritto per la prima volta nel 1983 da Warren e Marshall (Nobel 2005) che coltivarono il batterio e ne correlarono la presenza a quadri di gastrite e ulcera peptica. Colpisce il 50% della popolazione mondiale.
Il termine “Helicobacter” si riferisce alla forma ad elica di questo batterio, mentre “pylori” ricorda il nome del tratto terminale dello stomaco che lo congiunge all’ intestino tenue (sebbene la sede più frequentemente colonizzata sia l’antro gastrico ).
Grazie a numerosi studi sull’H. pylori sono stati individuati vari meccanismi tramite cui questo batterio riesce a sopravvivere in un ambiente così ostile:
- l’H. pylori è un batterio microaerofilo: come tale è in grado di crescere senza problemi
anche in un’atmosfera poco ossigenata; - l’H. pylori ha una forma a spirale ed è dotato di flagelli che, unitamente alla produzione di mucinasi, gli consentono di penetrare la barriera di muco che protegge la mucosa gastrica;
- l’H. pylori è dotato di adesine e glicocalice, che all’occorrenza gli permettono di aderire
all’epitelio gastrico rimanendo immune ai movimenti peristaltici ed al continuo ricambio
dello strato mucoso che protegge le pareti gastriche; - l’H. pylori mostra una spiccata attività ureasica: l’ureasi è un enzima che scinde l’urea in anidride carbonica (CO 2) ed ammoniaca (NH 3). Per la sua basicità, questa sostanza
neutralizza l’acido prodotto nello stomaco, assicurando una nicchia ecologica con pH idoneo alla crescita del batterio; - In condizioni ostili (aria, acqua e trattamento con PPI), l’H. pylori assume forma coccoide, che gli conferisce proprietà di resistenza sia nello stomaco che nell’ambiente.
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Come avviene il contagio da Helicobacter pilory?
Per quanto riguarda il contagio, le modalità con cui l’H. pylori si trasmette non sono ancora ben chiare e, attualmente, l’uomo è l’unico serbatoio noto di questo batterio.
La modalità di trasmissione più probabile è quella da persona a persona, attraverso contatti diretti per via orale (contatti diretti, goccioline di saliva) e oro-fecale. A supporto di questa ipotesi, il batterio è stato ritrovato sia nelle feci, che nella saliva. Per lo stesso motivo non è casuale il fatto che l’infezione da H. pylori sia più diffusa dove sussistono condizioni di scarsa igiene ambientale, tipiche dei Paesi in via di sviluppo. Altra possibile via di contagio è l’ingestione di acqua o cibi contaminati con materiale fecale o manipolati con mani non lavate, ma non esistono ancora dati definitivi al riguardo.
La patogenicità dell’H.pylori, cioè la sua capacità di provocare malattia, è dovuta a diversi fattori di virulenza batterici: ureasi, esotossine, enzimi litici, adesine, citotossine (Vac A, Cag A).
Sintomi e complicanze dell’Helicobacter pilory
Nella maggioranza dei casi l’infezione da H. pylori decorre in maniera asintomatica o paucisintomatica (sintomi lievi, quasi impercettibili). In altri casi, pur essendo presenti, i disturbi non sono specifici: difficoltà nella digestione, epigastralgia, pirosi epigastrica, nausea, vomito, inappetenza, eruttazioni, alitosi.
La presenza dell’H. pylori non è infatti sinonimo di malattia. Tuttavia l’infezione da H. pylori può essere responsabile di diverse patologie: dispepsia, gastrite cronica attiva, ulcera duodenale, ulcera gastrica, linfoma gastrico (MALT), adenocarcinoma gastrico.
Come diagnosticare la presenza di Helicobacter pilory?
Per la diagnosi dell’Helicobacter pilory il gastroenterologo si avvale di una serie di metodi che possono essere suddivisi in due macro categorie:
- Metodi invasivi: Esame istologico, Test rapido all’ureasi, Esame colturale con antibiogramma;
- Metodi non invasivi: HpSA , Ab-anti H.pylori, C 13- Urea Breath-test.ù
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Helicobacter pilory: terapie e cure
Il trattamento della infezione da H. pylori si basa sull’uso combinato di inibitori della secrezione gastrica (in genere inibitori della pompa protonica o PPI), che aumentano la biodisponibilità degli agenti anti-microbici a livello gastrico, e di due o più antimicrobici. Gli antimicrobici più comunemente adoperati sono la amoxicillina, i tinidazolici (metronidazolo o tinidazolo), la tetraciclina, la claritromicina, i fluorchinolonici (levofloxacina omoxifloxacina), la rifabutina e composti a base di sali di bismuto.
Il Dott. Antonio Francesco Ciccaglione – Gastroenterologo
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